Twitter ed il Giornalismo – Intervista a Roberto Tallei

Da giornalisti per caso e puro divertimento abbiamo pensato di proporre una serie di interviste a chi giornalista lo è per davvero, che a differenza nostra “ha consumato le scarpe” a caccia di notizie e si è fatto la gavetta per arrivare poi ad essere un professionista serio ed affermato. La caratteristica fondamentale di ogni intervistato sarà quella di essere iscritto a Twitter e di usare il proprio account a 360°, non solo per diffondere il proprio lavoro, ma anche come un utente qualsiasi che racconta il suo quotidiano e le sue opinioni attraverso il social network. In quest’ottica, la sfortuna di essere il primo a cadere sotto la nostra mannaia, è toccata a: Roberto Tallei.

Bio: Giornalista @ Sky Tg 24.  I fatti sono fatti, le opinioni sono mie.

Roberto lavora dal 2005 a @SkyTg24, dove si occupa principalmente di cronaca. Ha iniziato a quindici anni nelle radio e tv locali. Dopo la laurea in Economia, ha frequentato l’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino. Prima di Sky ha collaborato con Il Sole 24 OreNel 2010 è stato tra i vincitori del Premio cronista Piero Passetti e della prima edizione del Premio Roberto Mantilacci. Ha pubblicato La donna del soldato (Edizioni Anordest, 2011), scritto insieme a Grazia Longo.

Intervista realizzata dal corrispondente per caso @Luca_Preziosi per TG Twitter.

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Luca:  Roberto, devo confessarti che ti ho scoperto prima come “battutista” fenomenale che come giornalista, e questo grazie a Twitter. Qual è il tuo rapporto con il social network dell’uccellino? Anche tu, al mattino, non ti rechi in bagno senza avere con te la timeline da scorrere o preferisci ancora Novella2000?

Roberto: Ho passato tutte le fasi canoniche che deve superare l’utente medio di Twitter. Mi sono iscritto, non ci ho capito nulla, l’ho abbandonato. Poi, dopo un annetto, sono tornato, ci ho perso un po’ di tempo per imparare come funziona e me sono innamorato. Ora la mia è dipendenza pura.

Luca: Twitter ed il Giornalismo, è amore vero? Come è cambiata la professione nell’era del Web 2.0? Lo vedresti oggi un tipo come il mitico Montanelli a cinguettare dalla sua scrivania?

Roberto: Ormai la stragrande maggioranza dei giornalisti ha un profilo su Twitter. Certo, ognuno lo usa come ritiene più opportuno. C’è chi ne fa un mezzo per trovare notizie e chi per diffonderle. Chi per discussioni, chi per intrattenimento, chi ancora per autopromozione. Forse una via di mezzo tra tutto è la soluzione migliore. E comunque sono sicuro che Montanelli ci avrebbe regalato dei tweet spettacolari.

Luca: Twitter e la rete, possono essere fonte di notizie o sono soltanto un mezzo come un altro, magari più rapido, perché siano diffuse. Penso alla “Primavera Araba”, è figlia di Twitter oppure il microblogging è stato soltanto il veicolo di un sentimento che sarebbe esploso comunque, magari con tempi meno vorticosi?

Roberto: Io ridimensionerei l’entusiasmo. Ricordiamoci che i ragazzi che twittavano in diretta dalle piazze dei Paesi in rivoluzione erano pur sempre una sparuta minoranza, un’élite in mezzo a migliaia di persone che lottavano per i propri diritti indipendentemente da quello che usciva in Rete. Detto questo, Twitter è stato prezioso per raccogliere informazioni che comunque poi vanno necessariamente verificate. Mi è capitato anche recentemente con il terremoto in Emilia. Subito dopo la scossa del 29 maggio un tweet annunciava che Cavezzo era quasi rasa al suolo. Su Sky Tg24 abbiamo subito dato la notizia – spiegando però che proveniva dal web e che non avevamo ancora la conferma – e nel frattempo siamo andati sul posto a verificare. In effetti la situazione era drammatica. Secondo me Twitter è semplicemente un megafono potentissimo, attraverso il quale passa di tutto. E dunque l’abilità vera è avere buone orecchie. Il web 2.0 è uno strumento molto utile, ma che non soppianterà mai del tutto il giornalismo tradizionale. Ci sono interi settori (penso alla cronaca giudiziaria o ai reportage) nei quali senza inviato sul posto non tiri fuori nulla.

Luca: Il così detto “citizen journalism”, modalità democratica di condivisione dei contenuti attraverso uno smartphone, una fotocamera e una connessione, può dare davvero la possibilità a chiunque di fare giornalismo o rischiamo altri casi alla “Red Ronnie”?

Roberto: Ci sono grandi potenzialità, ma se il “citizen” vuole fare il “journalist” deve farlo fino in fondo. E dunque verificando tutto ciò che pubblica/retwitta o citando la fonte. I casi di diffusione di notizie infondate non si contano. È vero, molto spesso vengono sbugiardate in poco tempo, ma si sa, le rettifiche non hanno mai lo stesso impatto. Penso alle parole sconcertanti che erano state attribuite giorni fa a Paola Binetti circa i bambini malati di tumore (“Per loro niente cure palliative, devono portare la croce come Cristo”) che hanno fatto il giro del web. Poi si è scoperto che era una bufala, ma in quanti l’hanno capito? Oppure, sempre per tornare al terremoto in Emilia, c’è ancora chi scrive su Internet che la magnitudo reale delle scosse è stata più alta ma che è stata “abbassata” perché sotto il sesto grado lo Stato non deve ripagare i danni. Una scemenza colossale, anche perché non esiste alcuna legge di questo tipo. Eppure tra i terremotati moltissimi sono convinti sia andata davvero così, “perché sta scritto su Facebook”. Come se gli inviati di tutto il mondo fossero così fessi da essersi persi uno scoop del genere mentre l’unico sveglio è quello che scrive su Internet.

Luca: Le testate giornalistiche cercano di adeguarsi alle nuove tecnologie. Come vedi il futuro di giornali e Tv? Avremo ancora il piacere di dare il giornale arrotolato in testa al cane? Credo che prenderlo ad iPaddate potrebbe essere poco carino oltre che sconveniente.

Roberto: …ma soprattutto pensa che casino quando il cane, invece del giornale, ti porta l’iPad stringendolo tra i denti! Scherzi a parte, non so se siamo in ritardo o no, so solo che stiamo vivendo un periodo davvero intrigante, fatto di cambiamenti ed evoluzioni continue. Non faccio previsioni, spesso tanti profeti vengono puntualmente smentiti dai fatti. Spero solo che tutta questa enorme mole di informazioni oggi a disposizione non crei l’effetto opposto di smorzare il desiderio di scoprire.

Luca: Per concludere una domanda perfetta per beccarsi una querela… Cosa pensi delle dichiarazioni di Paola Ferrari? Dove è, se ancora esiste, il confine tra satira e cattivo gusto? Riusciranno i personaggi del tubo catodico, abituati fin ora a non essere presi di mira dalla gente comune salvaguardati come erano dallo schermo, a relazionarsi con questa nuova situazione di essere oggetto, a volte, anche del classico “tiro al piccione”? E questo, potrebbe contribuire a migliorare il servizio che le Tv offrono?

Roberto: Qualche settimana fa, quando Pietro Scott Jovane venne nominato amministratore delegato di Rcs, twittai: “Il nuovo a.d. di Rcs viene da Microsoft. Ci toccherà spegnere e riaccendere pure il Corriere della Sera”. Il giorno dopo il diretto interessato mi scrisse per dirmi che il mio era il tweet che l’aveva fatto sorridere di più. Ecco, credo che dovremmo tutti prenderci un po’ meno sul serio.

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@RobTallei in pillole:
Il tweet che mi è piaciuto di più scrivere: “Fa così freddo che Sara Tommasi si è rimessa le mutande.”
Il tweet che avrei voluto scrivere io: “USA, le prime dichiarazioni di Amanda Knox: “Porca troia, che Erasmus!” (@MauroDeMarco)
Il mio #FF: le battute di @MatteoGrandi, gli anagrammi di @AndyViolet, l’informazione parlamentare “embedded” di @andreasarubbi.

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E’ stato un onore ospitare Roberto Tallei al Tg Twitter, in attesa di sicure querele in arrivo, vi invitiamo a followarlo come comico dilettante in Twitter ed a seguirlo come giornalista serio e professionale a Sky Tg24.

@Luca_Preziosi per TG TWITTER

Comments

  1. Complimenti a Mr. Preziosi come si dice.. pienamente “sul pezzo”.

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